L’imprenditoria femminile è la chiave per un futuro più equo

Piccole, forti e giovani. Le PMI a guida femminile sono cresciute del 29% dal 2019 e rappresentano il comparto più giovane e green delle imprese italiane. Su 100 imprese a guida femminile, infatti, 12 sono guidate da under 35, per i colleghi di genere maschile questo dato scende di 4 punti, fermandosi all’8% (Report Unioncamere 2020). Le aziende gestite da donne inoltre promuovono più azioni di responsabilità sociale, sono più attente ai temi dell’inclusione, della sostenibilità e sono più orientate verso la filosofia aziendale del give back. (GreenItaly 2021).

Proattività, responsabilità d’impresa e sostenibilità: l’identikit di una PMI a guida femminile

Give back significa restituire. Parliamo di tutte quelle azioni volte a condividere con la comunità parte del valore prodotto da un’impresa. Qualche esempio? Le iniziative di volontariato aziendale, che permettono ai collaboratori di un’azienda di prendere parte a progetti di volunteering sul territorio durante l’orario di lavoro, ma anche l’organizzazione di attività di gruppo per raccogliere fondi da donare a enti benefici, o l’erogazione di prodotti e servizi gratuitamente. Queste azioni nutrono la sfera del welfare aziendale e sono alla base della trasformazione del mercato del lavoro per il quale il Pnrr ha stanziato 6,6 miliardi. Un’evoluzione guidata dall’entrepreneurship delle donne. Oltre il 70% (Unioncamere 2020) delle aziende a guida femminile infatti ha investito in iniziative di wellbeing, il benessere individuale sul posto di lavoro, a fronte del 67% delle altre imprese.

Il wellbeing aziendale è caratterizzato da un approccio olistico volto a prendersi cura di ogni aspetto della vita di un lavoratore. Il suo scopo è andare oltre gli incentivi economici in busta paga per mettere le persone e il loro benessere psicofisico al centro dell’organizzazione di un’impresa. Esso si concretizza con l’adozione di bonus, diversificati per ogni individuo in base alle sue specifiche esigenze, come ad esempio per attività culturali o sportive (flexible benefits), favorendo l’evoluzione personale e professionale attraverso programmi di coaching aziendale, o incentivando la best practice della gestione autonoma dell’equilibrio tra vita e lavoro (work life balance). Ma la proattività delle imprese a guida femminile non si ferma qui: il 30% di imprese a conduzione femminile del terziario, con almeno un dipendente, ha investito negli ultimi 8 anni in prodotti e tecnologie sostenibili. Per le aziende guidate da soli uomini questo dato rappresenta invece il 24%. (Unioncamere 2020).

Imprenditoria femminile | Le imprese a guida femminile creano benessere economico

L’imprenditoria femminile è una linfa vitale per l’economia del futuro. Porta infatti al manifestarsi di quello che viene chiamato “effetto moltiplicatore”: la capacità di un operatore economico di valorizzare i talenti, di aumentare i consumi, l’occupazione e il salario medio del settore in cui opera. È stato rilevato infatti che anche la creazione di un solo posto di lavoro femminile contribuisca a crearne altri. Per la precisione (Eurostat 2020) 1,3 posti di lavoro in più, specialmente nel settore dei servizi. Un dato importante perché l’aumento delle famiglie a doppio reddito riduce sensibilmente la fragilità familiare e il rischio di povertà. Se nella società ci sono più donne attive, oltre ad aumentare la base di talenti disponibili per il mondo del lavoro, si crea più ricchezza e si registra anche un incremento di consumi e servizi con risvolti in termini di PIL. Secondo un’indagine, condotta dal servizio studi del Senato italiano elaborando i dati europei, a beneficiare di questa accelerazione sono soprattutto i servizi dedicati alla famiglia e all’istruzione. Un circolo economico virtuoso che si riflette anche sul terreno imprenditoriale e finanziario del Paese, che beneficia così dell’effetto positivo dello spirito d’iniziativa economica e della creatività del fare impresa al femminile.

L’accesso al credito è la prima barriera che ostacola la crescita delle imprese a guida femminile

Una delle prime barriere che incontra un’impresa femminile è la difficoltà di accesso al credito. Solo il 20% delle imprese a guida femminile (Unioncamere 2020) fa infatti ricorso a finanziamenti. La più bassa propensione al rischio delle donne imprenditrici (qualità che favorisce la crescita sul lungo periodo di un’impresa) è penalizzata da un’inclinazione a non chiedere prestiti. Questo blocco è dovuto a un problema di “perdita delle speranze” direttamente legato a una minore propensione degli enti creditizi a concedere finanziamenti alle realtà economiche a guida femminile. Le richieste di imprenditrici che non vengono finanziate infatti, rappresentano il doppio di quelle degli imprenditori. Sul totale dei casi in cui vi è un ricorso al credito bancario l’8% delle richieste da parte di imprese femminili non viene accolta contro il 4% delle imprese maschili. (Unioncamere 2020).

Nel grafico interattivo lo stipendio mensile per genere in Italia e in Ue. In media una donna italiana guadagna il 34% in meno di uomo (Fonte Eige – Istituto europeo per l’uguaglianza di genere)

Frenare la crescita delle imprese a guida femminile danneggia tutti

Un fenomeno non solo italiano che si traduce nella teoria del pecking order (ordine gerarchico) a causa del quale gli istituti di credito frenano i finanziamenti verso i segmenti ritenuti marginali scoraggiandoli tramite tassi d’interesse più alti e la richiesta di maggiori garanzie. Secondo questa prassi per le imprese piccole (e la maggior parte delle imprese femminili lo è) ricorrere a un finanziamento si configura, gerarchicamente, come la seconda scelta in ordine di priorità. Per loro sarebbe preferibile, prima di tutto, ricorre agli utili non distribuiti. In parole povere autofinanziarsi. La ragione? È che non dispongono di una reputazione affermata presso i finanziatori tale da giustificare l’emissione di crediti.

Piccola non è sinonimo di debole

Un paradosso. Perché anche se le imprese femminili non possono offrire sufficienti track record (l’insieme dei risultati economici ottenuti nel passato) a garanzia della loro solidità e delle loro prospettive per il futuro, i dati ci dicono che contribuiscono per il 21% al valore aggiunto nazionale (PIL) per circa 300 miliardi di euro. Le imprese femminili inoltre sono uscite dalla pandemia (che le ha colpite più duramente, causando la chiusura di 4mila aziende) più solide e strutturate sotto il profilo organizzativo aziendale mostrando tutta la loro natura resiliente. L’osservatorio sull’imprenditoria femminile registra infatti un aumento del 24%, tra le imprese guidate da donne, delle società di capitali (Srl e Spa) rispetto a quelle di persone (Sas). Non solo, nel 2019 la percentuale di aziende a guida femminile che ha assunto nuove figure professionali è stata superiore a quella maschile (17% vs 13%  e ancora di più nel 2018 (21% vs 16%). Una vitalità che contribuisce al benessere socio-economico del Paese e dei Territori.

Il tasso di crescita occupazionale delle donne italiane inoltre è superiore alla media UE (+1,8 punti percentuali Unioncamere 2020). Nonostante tutto questo le donne fanno più fatica a raggiungere ruoli apicali e a vedersi riconosciuto un ruolo da protagoniste nella crescita del sistema paese. In Italia infatti solo il 3% dei cda delle aziende più grandi (Gender Equality Index 2021) presenta al suo interno una ceo donna. La maggior parte delle attività produttive femminili inoltre sono realtà micro-imprenditoriali, come abbiamo visto le più svantaggiate in termini di accesso al credito.

Il 2022 sarà l’anno delle donne?

Il 2022 ha tutti i numeri per essere l’anno in cui la valorizzazione del ruolo delle donne e le azioni introdotte per favorire l’emergere dei talenti femminili possano godere di uno slancio senza precedenti. I semi di questo nuovo fiorire si trovano in molteplici campi d’azione da quelli più istituzionali a quelli legati alla vita di tutti i giorni. Una linfa vitale su cui bisogna investire. Uno studio (Kpmg) ha rilevato che le donne sono più incoraggiate a investire nella propria carriera quando riescono a sentirsi parte di una comunità. Avere modelli di ruolo, evidenziano gli autori del rapporto, dà alle donne la sicurezza di perseguire posizioni di leadership da sole.

Per il 47% delle donne che intraprendono una carriera le responsabilità familiari sono la prima ragione d’interruzione del percorso di apprendimento continuo. Per gli uomini questa percentuale scende al 29% (Fonte Eige)

L’empowerment femminile uno dei fattori chiave per raggiungere gli obiettivi del PNRR

L’empowerment femminile non è solo lo strumento principale per far emergere le risorse ancora latenti e il potenziale inespresso di donne e ragazze ma è anche uno dei fattori chiave per raggiungere gli obiettivi del Pnrr e di Next Generation Ue. La parità di genere è infatti la pietra angolare per la costruzione del benessere collettivo. I benefici che nascono dal sostenere azioni che promuovano il ruolo attivo delle donne, che sostengano la leadership femminile e che contrastino il gap salariale, si riflettono positivamente su tutti. Nessuno escluso.

MIO IL DENARO MIA LA SCELTA! Bando di educazione finanziaria verso donne adulte vulnerabili

Per questo progetti di educazione finanziaria come MIO IL DENARO MIA LA SCELTA! di Etica Sgr e Fondazione Finanza Etica o i corsi gratuiti di tutoring e mentoring no profit che nascono spontaneamente grazie alle energie femminili sono di fondamentale importanza per rendere ancora più forte la rete dell’intraprendenza femminile la quale, oltretutto, rappresenta uno degli elementi chiave per raggiungere la sostenibilità climatica, come messo in luce dall’organizzazione di ricerca sul clima Project Drawdown.

Imprenditoria femminile - Bando di educazione finanziaria verso donne adulte vulnerabili

Del perché l’istruzione e il diritto alla pianificazione familiare delle ragazze possono ridurre le emissioni di carbonio di circa 85 giga tonnellate entro il 2050 lo racconta una delle fondatrici di Drawdown, l’attivista Katharine Wilkinson, in una Ted Talks imperdibile sul tema.

Donne al Quadrato (D2) è un progetto no profit per favorire l’alfabetizzazione finanziaria e l’inclusione sociale nato spontaneamente attraverso una rete di volontarie tra Milano e Palermo. Ogni mese offre gratuitamente corsi online d’imprenditoria e di gestione del risparmio. D2 è nato come un think tank di volontarie che hanno messo a disposizione conoscenze e competenze, maturate durante le loro carriere lavorative nel mondo della finanza, per aiutare altre donne a saper gestire i propri soldi senza delegare terzi, per riconoscere e difendersi dalla violenza economica e assumere un ruolo da protagoniste consapevoli rispetto alle proprie scelte di vita, privata e professionale. Non solo, D2 è anche uno spazio di ascolto a cui rivolgersi per ottenere consigli e supporto gratuito di tipo legale, fiscale, finanziario e di orientamento professionale.

Iniziative come MIO IL DENARO MIA LA SCELTA! o Donne al Quadrato sono fondamentali non solo per contribuire all’alfabetizzazione finanziaria ma anche per contrastare i pregiudizi di genere, come ad esempio, quelli che rendono più arduo per donne e ragazze farsi strada nel settore tecnologico (STEM science, technology, engineering and mathematics) e nell’educazione alle competenze digitali.

Secondo la Commissione Europea (Report Assolombarda), infatti, nei Paesi dell’Unione vi è una carenza di almeno 900mila tecnici Ict (Information and Communication Technologies) specializzati. Se sul mercato del lavoro digitale ci fosse un numero pari di donne e uomini, conclude il rapporto, il PIL annuo dell’UE potrebbe crescere di 9 miliardi di euro. Il programma per la valutazione internazionale degli studenti dell’Ocse mostra inoltre come il numero dei ragazzi che si immaginano come professionisti Ict, scienziati o ingegneri, è di gran lunga superiore a quello delle ragazze. Un divario di genere che necessita di essere colmato per prepararci ad affrontare le sfide del futuro.

In Italia solo il 18% delle ragazze che proseguono gli studi superiori decide d’intraprendere una carriera nei corsi di studi STEM (Fonte: Osservatorio Talents Venture)

C’è tempo fino al 25 febbraio per partecipare al bando MIO IL DENARO MIA LA SCELTA!

Mio il denaro mia la scelta! il bando per creare un progetto di educazione finanziaria verso donne adulte vulnerabili promosso da Etica Sgr insieme a Fondazione Finanza Etica, s’inserisce proprio in questo cluster virtuoso di progetti per sostenere l’empowerment femminile.

Il bando Mio il denaro mia la scelta! nasce per contrastare il fenomeno sommerso della violenza economica, rappresentato dagli atti di coercizione volti a limitare la libertà di una persona di usare il denaro. Queste azioni, che includono comportamenti volti a impedire a una donna di avere un’entrata finanziaria personale, rappresentano uno dei motivi principali (Istat 2020) per cui le donne si rivolgono a un centro antiviolenza. L’iniziativa selezionata (c’è tempo fino al 25 febbraio per inviare le proposte) riceverà 50mila euro di contributo a fondo perduto messi a disposizione dal laboratorio di ricerca economica e finanziaria Con-Etica, il programma di erogazioni liberali di Etica Sgr e Fondazione Finanza Etica.

Possono partecipare enti, associazioni e Fondazioni che operano nel settore del sostegno e dell’aiuto alle donne vittime di violenza, nonché tutte le realtà imprenditoriali che lavorano sui temi della diversity & inclusion in partenariato con una realtà esperta di educazione finanziaria.

Il progetto selezionato inoltre dovrà prevedere una fase di sperimentazione su un campione di donne in almeno un centro antiviolenza. Ma non finisce qui, sono 37 infatti le realtà tra società cooperative, società di persone e imprese individuali ammesse alla seconda fase di Che Impresa delle Donne! Il bando di sostegno a fondo perduto a micro e piccole imprese femminili.

I semi ci sono già bisogna solo farli germogliare.

 

Si prega di leggere le Note legali.

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