Parità di genere, l’Italia cresce ma è ancora sotto la media europea

Parità di genere, l’Unione Europea cresce molto lentamente mentre, tra i singoli Paesi, l’Italia accelera ma continua a restare al di sotto della media europea.

Questa è l’estrema sintesi dell’ultima edizione dell’indice sulla parità di genere, il Gender Equality Index realizzato dello European Institute for Gender Equality (EIGE).

Nel complesso l’Unione europea deve “accontentarsi” di un punteggio di 68 su una scala da 0 a 100. L’incremento rispetto al 2020 è impercettibile: appena 0,6 punti e, dal 2010, l’indice è cresciuto di soli 4,9 punti. Troppo poco per l’EIGE: di questo passo ci vorranno almeno tre generazioni per conquistare un’autentica parità di genere. Una prospettiva che già di per sé non è ottimistica e viene ulteriormente messa in bilico dalla pandemia.

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La classifica europea della parità di genere

Il dato medio, da solo, non è in grado di restituire le profonde discrepanze tra Stato e Stato. La classifica è stabilmente dominata dalla Svezia (a quota 83,9), seguita da altri Paesi del nord Europa a cui si aggiungono i Transalpini: Danimarca (77,8), Olanda, Francia e Finlandia (tutti e tre poco sopra i 75 punti). Fanalini di coda Romania (54,5), Ungheria (53,4) e infine la Grecia, a quota 52,5. L’Italia si piazza a metà classifica con un punteggio di 63,8, che la pone ben al di sotto della media europea ma, per contro, ha visto un’impennata di 10,5 punti rispetto al 2010.

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Politica, lavoro, economia: le differenze tra uomini e donne

I progressi italiani dell’ultimo decennio sono merito soprattutto di una specifica dimensione monitorata, quella del potere. In valore assoluto, tuttavia, è ancora la più arretrata. Le donne, per esempio, occupano soltanto un terzo dei seggi in Parlamento. Non va meglio delle aziende private, dove è donna appena il 30% dei membri dei Consigli di Amministrazione e il 10% dei CEO. I passi avanti segnati in diversi Stati – Italia compresa – sono figli delle leggi introdotte negli ultimi anni.

Nel nostro Paese continuano a ricadere principalmente sulle donne le incombenze domestiche e la cura della famiglia e dei figli (la differenza tra generi è di 27 punti percentuali). Si viene così a creare una barriera alla loro partecipazione al mercato del lavoro. Proprio la parità di genere sul lavoro progredisce con estrema lentezza: +0,3 punti nel 2018, +0,2 nel 2019.

Il cosiddetto gender pay gap è ancora una realtà: secondo l’Eurostat, nel 2019 il salario medio lordo femminile era più basso del 14% rispetto a quello maschile. Questo compromette l’indipendenza economica delle donne, rischiando addirittura di farle sprofondare nella morsa della povertà («un serio motivo di preoccupazione» in Europa).

La pandemia rallenta la parità di genere

Pressoché tutti gli indicatori monitorati patiscono le conseguenze della pandemia. Una pandemia che ha pesato sulle donne anche dal punto di vista prettamente sanitario: non tanto per il numero di ospedalizzazioni, più alto tra gli uomini anche per la maggiore incidenza di patologie pre-esistenti, ma perché è donna la maggior parte degli operatori sanitari esposti al contagio, ai pesanti carichi di lavoro e allo stress che ne è conseguito. C’è anche la salute tra le dimensioni monitorate dal Gender Equality Index: il punteggio è il più alto in assoluto (87,8) ma cresce al rallentatore, con appena 1,1 punti in più sul 2010.

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Etica Sgr per l’inclusione sociale la parità di genere

Il tema della parità di genere e dell’emancipazione della donna – intesa come rafforzamento in termini di percezione di competenza, consapevolezza e autostima – assume un ruolo cruciale nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, il programma d’azione composto da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.

Attraverso l’attività di engagement, Etica Sgr sollecita costantemente le imprese sul tema della parità di genere per il rafforzamento in termini di percezione di competenza, consapevolezza e autostima del genere femminile.

Nel settembre 2021 Etica Sgr ha pubblicato il Report di Impatto per misurare l’impatto ambientale, sociale e di buon governo generato dalle imprese in cui investono i nostri fondi. Il dialogo riguardo l’ambito “Parità di genere” si è concentrato in particolare sui temi della diversità di genere in seno al Consiglio di Amministrazione. L’impatto della selezione ha fatto registrare un +18% rispetto al benchmark[1] per quanto riguarda le società con una presenza femminile in ruoli dirigenziali del 20% o maggiore.

[1] MSCI World Index in euro

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