Rendicontazione non finanziaria anche per le PMI dal 2026

Rendicontazione non finanziaria e in formato digitale: dal 2026 anche le piccole e medie imprese quotate dovranno adeguarsi.

Sono alcune delle novità che la Commissione europea ha introdotto riguardo la Dnf, la dichiarazione non finanziaria. A fine aprile Bruxelles ha pubblicato un pacchetto di misure, all’interno delle quali c’è la proposta per una direttiva sulla reportistica aziendale per la sostenibilità: la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd), che rivede e rafforza l’attuale direttiva sulla rendicontazione non finanziaria.

Obbligo di rendicontazione non finanziaria esteso alle PMI

La principale novità della proposta della Commissione europea riguarda l’estensione dell’obbligo di rendicontazione non finanziaria a tutte le società quotate «sui mercati regolamentati», quindi anche alle piccole e medie imprese. Nella precedente versione era invece riservato alle grandi aziende. Elemento che ha fortemente limitato la diffusione della direttiva in Italia, se si pensa che le Dnf italiane monitorate da Consob nel 2020 erano 204. Per Bruxelles era necessario estendere l’obbligo: «Considerando la crescente rilevanza dei rischi connessi alla sostenibilità – si legge – e tenendo conto del fatto che le piccole e medie imprese quotate nei mercati regolamentati comprendono una percentuale significativa di tutte le imprese quotate nell’Unione, al fine di garantire la protezione degli investitori è opportuno richiedere che anche queste PMI comunichino informazioni su questioni di sostenibilità».

Rendicontazione

Un vantaggio e un costo per le PMI

Secondo la Commissione, questo andrà anche a vantaggio delle PMI in quanto eviterà «discriminazioni nei confronti di tali imprese da parte dei partecipanti al mercato finanziario». Per le aziende però il cambiamento potrebbe tradursi in costi elevati. «Le PMI quotate sui mercati regolamentati dovrebbero tuttavia disporre di tempo sufficiente per prepararsi all’applicazione dell’obbligo di comunicare informazioni sulla sostenibilità, a causa delle loro minori dimensioni e delle risorse più limitate, e tenendo conto delle difficili circostanze economiche create dalla pandemia Covid-19. Si dovrebbe anche dare loro la possibilità di riferire secondo standard che siano proporzionati alle capacità e alle risorse delle PMI».

Per la Commissione la precedente normativa è stata un fallimento

Bruxelles lo dichiara esplicitamente: la precedente normativa ha sostanzialmente fallito. «L’attuale quadro giuridico – si legge nella parte introduttiva della proposta – non garantisce che i bisogni di informazione siano soddisfatti. […]. I bisogni informativi degli utenti sono aumentati significativamente negli ultimi anni e quasi certamente continueranno a farlo. […] C’è quindi un divario crescente tra le informazioni di sostenibilità che le aziende riportano e le esigenze degli utenti di tali informazioni».

Il primo obiettivo delle nuove norme introdotte dalla Commissione è una maggiore efficienza. «La proposta – si legge – mira a ridurre i costi superflui del reporting di sostenibilità per le aziende e a permettere loro di soddisfare la crescente domanda di informazioni di sostenibilità in modo efficiente».

Tassonomia e tecnologia

Per avere una maggiore chiarezza la Commissione europea punta sulla Tassonomia, con la quale punta a superare la grande confusione di sistemi di reporting. «Questa proposta mira a garantire che i requisiti di rendicontazione per le aziende siano coerenti con la tassonomia. Questo sarà raggiunto soprattutto attraverso gli standard di reporting di sostenibilità proposti».

Avrà un ruolo fondamentale anche la tecnologia. La proposta avanzata dalla Commissione ha infatti introdotto l’obbligo di “digital governance”, ossia quello per cui il reporting deve essere utilizzabile in database integrati elettronici. La direttiva punta ad «assicurare che tutte le informazioni siano pubblicate come parte dei rapporti di gestione delle società, e divulgate in un formato digitale leggibile dai computer (a digital, machine-readable format)».

Rendicontazione non finanziaria in Etica Sgr

Etica Sgr è attiva nella rendicontazione non finanziaria da ben prima che fosse obbligatorio. L’obiettivo è favorire un dialogo trasparente e coerente con i portatori di interesse: insieme a loro, attraverso l’analisi di materialità, individuiamo le tematiche più rilevanti da inserire nel report.

Oltre ai risultati economici, nel nostro Bilancio Integrato illustriamo i dati che riguardano la governance, i rapporti con i dipendenti e con gli altri attori del mercato, e gli impatti sulla comunità e sull’ambiente.

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