Minimum tax per le imprese: maggiore trasparenza fiscale?

Minimum tax per le imprese, è il risultato più importante ottenuto dai grandi riuniti a Roma per il G20 nell’ottobre del 2021 organizzato dalla Presidenza Draghi.

Si tratta del via libera alla cosiddetta “minimum tax per le imprese“, che i Venti “grandi” si sono impegnati ad attuare entro il 2023, demandando la sua approvazione definitiva ai singoli governi, attraverso una trasformazione in legge dell’accordo-quadro firmato a Roma.

La tassa dovrebbe colpire, in particolare, i colossi del web (FAANG e non solo).

Un passo in avanti importante o insufficiente?

L’intesa raggiunta l’8 ottobre 2021 è stato sottoscritta da 136 nazioni le quali hanno firmato un documento che riconosce per la prima volta la necessità di imporre una tassazione minima a livello mondiale per tutte le società operanti a livello globale. Il risultato è un meritevole passo in avanti su un terreno da sempre caro a Etica Sgr: la trasparenza fiscale. Tuttavia è stato criticato da alcuni commentatori, che lo considerano ancora poco incisivo.

«É un compromesso al ribasso che andrà essenzialmente a vantaggio dei Paesi ricchi», hanno spiegato i quattordici membri della Commissione indipendente per la riforma della fiscalità internazionale delle imprese (Icrict), in un fondo pubblicato dal quotidiano francese Le Monde.

Minimum tax per le imprese: 15% insufficiente

Alcuni esperti – tra i quali figurano il premio Nobel Joseph E. Stiglitz, il docente dell’università di Oxford Edmund Fitzgerald, Thomas Piketty della Scuola di economia di Parigi, la direttrice della Global Initiative for Economic Magdalena Sepúlveda Carmona e l’economista Gabriel Zucman – spiegano che aver scelto di applicare un’aliquota del 15%, anziché del 21% o del 25%, come proposto inizialmente, rappresenta «un successo per l’Irlanda, ma una sconfitta per il resto del mondo».

«La Minimum tax per le imprese – proseguono i firmatari del fondo – avrebbe potuto generare un aumento delle entrate fiscali a livello globale di oltre 200 miliardi di dollari, se si fosse optato per il 21%. Con il 15% ci si attesterà soltanto a 100 miliardi.

Svantaggi per i Paesi in via di sviluppo e PMI dei Paesi sviluppati

La Minimum tax per le imprese, inoltre, attribuisce in via prioritaria tali somme ai Paesi nei quali si trovano le sedi legali delle multinazionali: la parte del leone la faranno quindi le nazioni più sviluppate. Tutto ciò, secondo gli economisti, in barba al principio di equità sul quale il G20 si era detto d’accordo, secondo il quale le società avrebbero dovuto essere tassate nelle giurisdizioni nelle quali vengono generati i profitti». In questo modo «la Minimum tax per le imprese sarò sconveniente per i Paesi in via di sviluppo, già i più colpiti dalle strategie di fiscalità aggressiva delle aziende». Lo stesso vale «anche per le piccole e medie imprese dei Paesi sviluppati, che continueranno a pagare le tasse locali per intero».

Il testo pubblicato da Le Monde evidenzia inoltre come i negoziati abbiano avuto luogo in un momento in cui le economie di tutto il mondo stanno cercando di uscire dalla crisi generata dalla pandemie. Con «i Paesi sviluppati che riescono a farlo più rapidamente degli altri, che non dispongono di altrettante risorse fiscali».

minimum tax per le imprese, una legge a vantaggio dei paesi ricchi

Perché Etica Sgr si impegna sulla giustizia fiscale?

Etica Sgr si impegna sul tema della trasparenza fiscale perché questo porta a una maggior giustizia fiscale, quindi introiti che gli Stati possono investire per welfare (istruzione, sanità, sostegno delle fasce deboli della popolazione), innovazione e tutela ambientale, ecc.

La trasparenza fiscale aiuta la crescita. I miglioramenti delle infrastrutture, dello stato di diritto e la fornitura di servizi di base sono parte integrante di un’economia funzionante. La Commissione per la crescita e lo sviluppo, guidata dall’economista premio Nobel Michael Spence, ha scoperto che i Paesi con le migliori performance di crescita sono quelli che hanno investito percentuali più elevate del loro PIL nei servizi pubblici rispetto alle economie meno performanti[1].

Che cosa vuol dire questo? Fonti di entrate stabili sono fondamentali per la crescita di un mercato.

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