Investimenti responsabili, Roberto Grossi ospite a Bluerating TV

L’investimento sostenibile e  responsabile (SRI, dall’acronimo inglese Sustainable and Responsible Investment) è diventato un tema di largo interesse per i risparmiatori e si sta assistendo ad una proliferazione di prodotti SRI.

Ospite negli studi di Bluerating TV,  Roberto Grossi – Vice Direttore Generale di Etica Sgr, approfondisce il tema con Massimiliano Malandra, co-founder di FinanzaOperativa.com.

Ecco l’intervista integrale:

(M. Malandra) Ben rientrati in studio, abbiamo con noi Roberto Grossi, Vice Direttore Generale di Etica Sgr. Etica Sgr è stata la prima sgr dedicata esclusivamente a prodotti ESG-SRI, ossia sostenibili e responsabili. Quali sono le tendenze che vedete? Inizialmente i fondi SRI erano visti come una moda, una cosa un po’ particolare. Ora invece i numeri della raccolta supportano questa tipologia di prodotti. Cosa ci dice in merito Grossi?

(R. Grossi) Si, è sicuramente così. Quando siamo partiti – ormai 19 anni fa – la società era l’unica società in Italia che si occupava esclusivamente di finanza socialmente responsabile e di finanza etica. Ancora oggi, in realtà, è l’unica società italiana a fare questo in maniera esclusiva, però  – mentre all’epoca si parlava molto di questo settore come di una nicchia – oggi sta diventando come si suol dire mainstream.
Alcuni numeri giusto per darvi dei dati sicuramente importanti: secondo gli ultimi dati Assogestioni nei primi tre trimestri del 2018 la raccolta dei fondi sostenibili e responsabili è stata superiore ai 3 miliardi. Teniamo conto che in tutto il 2017 è stata di quasi 2 miliardi, quindi è già stata superata la raccolta dell’anno precedente. Siamo curiosi di vedere come è andato anche l’ultimo trimestre, perché sappiamo che con i fondi tradizionali la raccolta all’ultimo trimestre non è stata un granché, mentre i dati di Etica sono stati sicuramente molto positivi e chiudiamo l’anno con oltre 400 milioni di raccolta netta. Quindi siamo curiosi di confrontarci con il mercato. Oggi Etica Sgr ha una quota di mercato in questo settore in Italia di oltre il 23%.

(M. Malandra) Quali sono i prodotti che offrite e quali sono i prodotti in questo momento più richiesti?

(R. Grossi) Sicuramente sono i prodotti più a componente bilanciata, che quindi bilanciano sia il rischio azionario che la parte obbligazionaria. Tendenzialmente, però, il nostro cliente ci cerca per due motivazioni: una motivazione è più di carattere etico, nel senso che il nostro cliente cerca un prodotto che abbia un’ottica di medio-lungo periodo e che permetta di “dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte”, ossia un colpo al portafoglio e un colpo all’aspetto sociale e ambientale dei portafogli. L’altro aspetto sicuramente importante che ci ha fatto sicuramente andare bene in questi anni, soprattutto in questo ultimo periodo di turbolenze di mercato, è il fatto che adottare anche un’analisi extra-finanziaria – la cosiddetta analisi ESG (ambientale, sociale  e di governance) – permette di avere una maggiore conoscenza dei titoli che vengono poi selezionati e inseriti nei panieri di investimento dei nostri fondi. Tutto questo ci permette di avere un maggior controllo del rischio, detto in altri termini ci permette quindi di avere un rischio e una volatilità più contenuti rispetto a prodotti finanziari tradizionali.

(M. Malandra) Anche perché spesso vengono esclusi i titoli che poi magari entrano nell’occhio del ciclone per varie motivazioni.

(R. Grossi)  È esattamente così. Noi non abbiamo chiaramente la sfera di cristallo, però andare ad analizzare aspetti non solo di carattere finanziario, ma anche andare a vedere quanto un’azienda rispetti l’ambiente o quanto rispetti i diritti dei suoi lavoratori, ad esempio,  significa investire un’azienda che punta al futuro con un occhio non di corto raggio, ma di medio-lungo periodo. È quindi un’azienda che ha spesso un vantaggio competitivo sul mercato. Dall’altro lato, per un’azienda, essere coinvolti in scandali o in problematiche reputazionali spesso coincide con tracolli, che fanno male anche al portafoglio.

(M. Malandra) Ricordiamo il disastro ambientale provocato dalla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, piuttosto che lo scandalo dieselgate di Volkswagen. Molti fondi SRI non erano investiti su questi due titoli.

(R. Grossi) Mi fa piacere confermarvi che i nostri fondi non investivano in questi titoli.

(M. Malandra) A proposito di questo ci fa qualche esempio di titolo o emissione obbligazionaria che di recente avete escluso oppure incluso nei vostri portafogli?

(R. Grossi) La nostra analisi è abbastanza articolata e parte da un processo di esclusione attraverso il quale escludiamo – appunto – una serie di settori controversi, ad esempio non investiamo nel settore petrolifero e negli armamenti. Successivamente andiamo a fare un’analisi più dettagliata sugli aspetti sociali, ambientali e di governance dei titoli dei settori che non sono stati esclusi. Su questi viene svolta una nostra analisi ESG e viene creato un universo investibile che viene passato al nostro gestore delegato Anima, che fa poi il cosiddetto stock picking, cioè va a selezionare il singolo titolo, che però deve essere compreso in questo paniere etico che abbiamo preselezionato. Ultimamente stiamo monitorando molto da vicino un settore in grande espansione che quello dei cosiddetti green bond, ossia il settore delle obbligazioni verdi. Abbiamo infatti lanciato un prodotto che si chiama Etica Impatto Clima che è proprio focalizzato sulla tematica del cambiamento climatico e sulla riduzione di emissioni di CO2 (gas climalteranti), che tanto male fanno al riscaldamento del nostro Pianeta. Tra l’altro ricordo che ogni risparmiatore può andare in ogni momento a vedere sul nostro sito l’intero portafoglio in cui investe il fondo. Anche in questo siamo abbastanza originali e particolarmente trasparenti.

(M. Malandra) Dal punto di vista azionario invece, cambiando asset class,  quali sono i settori su cui siete più investiti?

(R. Grossi) Allora sicuramente ci sono diverse tematiche che sono di grande interesse per l’investimento sostenibile: parlo ad esempio della mobilità sostenibile, del climate change, del settore tecnologico che aiuta la transizione verso un’economia più sostenibile. Parliamo anche del settore alimentare che ha incidenza molto elevata sull’inquinamento e sul consumo delle risorse idriche. Ad esempio, un titolo che a noi piace citare è Xylem: un titolo che non è delle solite blue chips, ma è un titolo un po’ atipico.  Si tratta di una società americana specializzata proprio nell’analisi dell’acqua e in tecnologie che possano permetterci di usufruire dell’acqua in maniera più parsimoniosa, per non sprecare una risorsa che è fonte di vita e che è molto importante per il futuro del Pianeta e delle prossime generazioni.

(M. Malandra) La parte dei fondi SRI in Italia rimane ancora comunque una nicchia rispetto agli investimenti in generale. Quali domande vi fanno più spesso i clienti o piuttosto  i promotori?

(R. Grossi) Si, è una nicchia che come dicevo prima è in grande espansione e sicuramente notiamo un interesse molto crescente sia tra i consulenti sia tra i risparmiatori. C’è grande curiosità, spesso c’è ancora un po’ di confusione e c’è ancora chi pensa che la finanza sostenibile sia una finanza che pensa alla beneficenza o che comporti rinunce in termini di potenziale rendimento. Così non è. Ormai tutte le evidenze scientifiche, anche accademiche, lo hanno dimostrato. Lo dimostrano poi i track record di prodotti come i nostri che ormai hanno più di 15 anni di storia e che dimostrano come spesso l’analisi ESG sia un aspetto che va a migliorare la performance o quanto meno a diminuire il rischio, soprattutto in periodi di alta volatilità. Sicuramente tra i nostri risparmiatori abbiamo chi ci ha apprezzato molto – soprattutto in origine – per gli aspetti più di carattere valoriale, ma oggi chi ci cerca lo fa anche e soprattutto per gli aspetti di potenziale rendimento. Diciamo che quando poi spieghiamo nel dettaglio un prodotto, che evidentemente è un po’ più complesso perché ha delle dinamiche un più complesse, uno degli aspetti che spesso incuriosisce di più e che ci caratterizza molto ancora oggi in Italia è la cosiddetta attività di engagement e azionariato attivo. Questo significa che non ci limitiamo a investire in un’azienda o disinvestire in un’altra, ma andiamo attivamente nelle assemblee delle imprese in cui investiamo per cercare di portare mozioni, idee ed e esempi al top management, soprattutto  riguardo a tematiche legate a quello che più ci sta a cuore: lo sviluppo sostenibile del Pianeta.

(M. Malandra) Ed è questo in pratica  la differenza fondamentale tra i fondi rispetto agli ETF.

(R. Grossi) Sicuramente la nuova frontiera della gestione attiva è proprio quella di essere partecipativa. Un investimento sostenibile poi è un investimento di medio lungo-termine, quindi quando facciamo una scelta di investimento non facciamo una scelta “mordi e fuggi”, non è proprio nel nostro spirito. Non facciamo infatti finanza speculativa: la nostra è una finanza un po’ più paziente. Investiamo quindi in un’azienda perché ci crediamo e compriamo un pezzettino di quell’azienda. E vogliamo partecipare attivamente alla vita  di questa impresa. A volte ci riusciamo, a volte  meno, però devo dire che anche in questo il management delle aziende con cui dialoghiamo ha imparato molto: anche l’investitore sostenibile è un investitore importante da tenere in considerazione che muove non solo le coscienze, ma muove capitali e quindi le aziende ci ascoltano con un orecchio particolarmente attento.

Finanza responsabile Bluerating TV Intervista Investimenti responsabili Roberto Grossi
Ti potrebbe anche interessare