Finanza sostenibile al 5% del PIL europeo: la ricerca della Fondazione Finanza Etica

La finanza sostenibile al 5% del PIL europeo, questa è la grande notizia che emerge dalla prima Ricerca sulla finanza sostenibile in Europa, presentata da Fondazione Finanza Etica il 27 novembre a Montecitorio.

Il dibattito sulla finanza sostenibile è cresciuto molto negli ultimi anni. Tanto che la Commissione Europea ha avviato un percorso sull’argomento, redigendo anche un rapporto che propone una roadmap continentale sulle politiche da affrontare nel prossimo futuro.

I dati della ricerca

Andrea Baranes, presidente della Fondazione Finanza Etica, ha dichiarato che la somma delle attività di finanza sostenibile in Europa descritte è pari a 715 miliardi di euro: si tratterebbe del 5% del PIL totale dell’Unione europea.

Vediamo il dato con maggiore precisione: gli attivi delle circa 30 banche etiche e sostenibili europee ammontano a € 39,80 miliardi. Queste, a fine 2016, hanno concesso crediti per un totale di € 29,33 miliardi a decine di migliaia di progetti per l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, la cultura o la cooperazione internazionale.

Rapporto Finanza Etica

Più prestiti delle banche tradizionali

Il focus delle banche etiche europee è nella prima parte della ricerca, dove si presenta anche un interessante confronto tra la loro redditività e quella delle grandi banche commerciali europee. Il risultato? Il rapporto prestiti/attivi delle banche sostenibili (dati 2016) è mediamente del 73,42% contro il 38,53% per le banche tradizionali. Cosa significa? Che le banche sostenibili erogano il doppio di prestiti a parità di attivo. Un’altra nota positiva è la resilienza: negli ultimi 10 anni i rendimenti sono stati costanti.

La finanza sostenibile secondo la Fondazione Finanza Etica

Secondo la Fondazione, finanza sostenibile significa porre attenzione alle tematiche ambientale e, allo stesso modo, sui diritti umani e del lavoro, sulla trasparenza, sulle forme di governance. Occorre lavorare sull’asimmetria informativa esistente tra domanda e offerta, così come concentrarsi su buone pratiche in ambito fiscale. Significa anche porre l’accento sulle paghe del management aziendale e criticare il modello diffuso che punta sulla speculazione di breve periodo.

Essenziale, in sintesi il pensiero: occorre abbandonare l’attuale shareholders interest (lavorare nell’interesse esclusivo degli azionisti) e passare al più ampio stakeholders interest: creare valore per tutti i portatori interesse dell’azienda.

Un obiettivo da sempre molto chiaro in Etica Sgr.


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