Selvaviva Farm
Storie di microfinanza

«Quattro anni fa questo posto era rovi e silenzio. Oggi è vivo. Non perché sia stato forzato, ma perché è stato ascoltato.»

Selvaviva Farm nasce nelle Marche, a Montelupone, in un terreno che per anni è rimasto incolto. Quattro anni fa era uno spazio coperto dai rovi, silenzioso, apparentemente improduttivo. Oggi è un sistema agricolo progettato secondo i principi della permacultura, dove acqua, suolo, piante e persone sono parte di un equilibrio costruito nel tempo.

Il punto di partenza

Prima di arrivare qui, Manuele viveva a Milano. Per anni ha suonato come artista di strada, fino a quando ha sentito che quel ritmo non gli apparteneva più. Lasciare la città non è stato un gesto improvviso, ma un passaggio graduale: la scelta di ripartire da zero, accettando l’incertezza e il tempo necessario per imparare.

La permacultura diventa la struttura portante di Selvaviva Farm. Non solo una tecnica agricola, ma una visione che tiene insieme progettazione dell’acqua, cura del suolo, biodiversità e trasmissione delle competenze. L’obiettivo è creare un sistema capace di reggere nel tempo, senza dipendere esclusivamente da chi lo coltiva. «Ho scelto la permacultura perché offre strumenti e visione per stare in equilibrio con l’ambiente. Progettare acqua, suolo e piante significa costruire qualcosa che sia più resiliente di chi lo abita.»

Un passaggio decisivo nella crescita della farm è stato l’avvio del laboratorio biologico. Uno spazio costruito con materiali naturali ed ecosostenibili, pensato per trasformare i prodotti coltivati in modo coerente con i valori del progetto e rafforzarne l’autonomia.

selva farm

Coltivare e trasmettere

Selvaviva Farm è anche formazione. Con la Scquola Praticante – scritta con la Q, perché l’errore è considerato parte del percorso – la farm propone corsi di bioedilizia, rigenerazione del suolo e pratiche ecologiche aperti a tutte e tutti.

L’apprendimento passa dal fare, dal confronto e dalla condivisione. La conoscenza non è verticale, ma circola, si sperimenta, si costruisce insieme. «Con la Scquola Praticante l’errore non è qualcosa da evitare, ma una parte necessaria del percorso. Si impara facendo, insieme.»

Intorno alla farm domina l’agricoltura convenzionale. All’interno, invece, prende forma una piccola oasi resiliente: alberi piantati e salvati, aiuole che trattengono l’acqua, rifugi per insetti utili. È un lavoro silenzioso e continuo, che produce cambiamenti visibili nel tempo, nel suolo che si rigenera e nella biodiversità che ritorna.

Una comunità che cresce

Accanto alla dimensione agricola cresce anche quella relazionale. Pranzi condivisi, giornate di lavoro collettivo e scambio di semi costruiscono una comunità che restituisce all’agricoltura una dimensione sociale, fatta di cooperazione e responsabilità condivisa. «Quello che coltiviamo qui non sono solo ortaggi. Coltiviamo relazioni, condivisione, piccoli gesti ripetuti che, nel tempo, cambiano un luogo.»

L’impatto si misura in segni concreti: alberi piantati e salvati, metri di pacciamatura stesi, un suolo sempre più vivo, persone che acquisiscono competenze destinate a restare. Un cambiamento che non cerca scorciatoie, ma continuità.

Il sostegno del Fondo per la Microfinanza di Etica Sgr ha accompagnato una fase decisiva del progetto, rendendo possibile l’avvio del laboratorio biologico e rafforzando l’autonomia della farm. Un intervento che sostiene un percorso di lungo periodo, basato sulla cura del suolo, sulla trasmissione delle competenze e sulla costruzione di relazioni durature.

Una storia di microfinanza che dimostra come l’agricoltura, quando è praticata con tempo, responsabilità e attenzione al territorio, possa diventare uno strumento concreto di rigenerazione ambientale e sociale.

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