I green bond nascono ufficialmente nel 2007 e sbarcano in Italia nel 2014, sono strumenti finanziari dedicati a progetti sostenibili e dal forte impatto “green” e sono sempre più utilizzati dalle aziende per raggiungere i propri obiettivi ESG. Gli investitori di tutto il mondo, di fronte a rendimenti del tutto in linea con altri prodotti finanziari, hanno dimostrato un interesse crescente che ha portato a raddoppiare il volume delle emissioni tra 2020 e 2021.
Che cosa sono i green bond
I Green bond, le cosiddette “obbligazioni verdi”, sono nati con lo scopo di legare uno strumento obbligazionario a obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici e di miglioramento dell’efficienza energetica.
Da allora gli obiettivi si sono progressivamente articolati e oggi i green bond investono ad ampio spettro in progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente, proponendo soluzioni efficienti per garantire uno sviluppo sostenibile.
Negli ultimi anni hanno conosciuto un tasso di crescita incredibile, segno inequivocabile dell’attenzione che società pubbliche e private, ma anche piccoli e grandi investitori, manifestano rispetto a temi sensibili e sempre più spesso all’ordine del giorno.
Nel 2024 le emissioni globali di green bond hanno continuato a crescere, raggiungendo i 656 miliardi di dollari a metà dicembre, secondo Climate Bonds Initiative e nei primi cinque mesi del 2025 le emissioni hanno già raggiunto quota 204,3 miliardi di dollari. La crescita è stata costante negli ultimi 4 anni e in Europa il 2024 è stato un anno record con 300 miliardi di euro di nuove emissioni, segnando un aumento dell’8,3% rispetto al 2023.
Chi può emetterli
La progressiva assunzione nelle agende di governi e aziende di temi legati alla sostenibilità ha reso più ampio lo spettro degli emittenti. Se agli inizi le obbligazioni verdi erano soprattutto uno strumento proposto da istituzioni finanziarie internazionali, con il passare del tempo i Green bond hanno conquistato singole aziende e società municipalizzate, che li emettono a supporto dei loro progetti di transizione ecologica.
Questo accade non solo nel mondo occidentale ma anche nei Paesi in via di sviluppo, dove è altrettanto pressante l’obiettivo di raggiungere i goal di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite (Agenda 2030).
S&P Global Ratings del febbraio 2025 evidenzia che i mercati emergenti hanno guidato la crescita delle emissioni di green bond nel 2024, contribuendo a un aumento complessivo del 20% rispetto all’anno precedente.
Perché sono utili
Tra gli investimenti dei green bond possiamo citare:
- la produzione di energia da fonti pulite e rinnovabili
- l’uso sostenibile dei terreni, la realizzazione di edifici eco-compatibili
- i trasporti a impatto zero
- la tutela dell’ambiente e della biodiversità
- l’economia circolare,
- il trattamento e il riciclo dei rifiuti.
Infine, i green bond investono anche in tutti quei settori della ricerca scientifico-tecnologica che coinvolgono gli ambiti appena visti.
Come i green bond reagiscono al cambiamento climatico
Il legame tra green bond e clima è sempre più stretto. La prova è lo studio accademico “Climate change risk and green bond pricing” [1] che conferma che i mercati, anche se imperfetti, reagiscono ai segnali del cambiamento climatico. I green bond non solo rappresentano un’opportunità di investimento, ma sono anche un indicatore di come la finanza possa farsi carico delle sfide ambientali.
In particolare, il paper cita uno studio recente che ha analizzato quasi due milioni di osservazioni su obbligazioni green e brown (non sostenibili) in tutto il mondo, scoprendo che:
- dopo un disastro naturale legato al clima (come inondazioni o tempeste), i green bond tendono a sovraperformare quelli brown.
- Questa reazione si verifica perché gli investitori, colpiti emotivamente dall’evento, aumentano la loro preferenza per gli investimenti sostenibili, considerati più “protettivi” nei confronti dei rischi climatici.
È una reazione razionale o emotiva?
L’apparente vantaggio dei green bond dopo i disastri climatici non è permanente:
- Dura solo 4-5 mesi, per poi tornare ai livelli pre-evento.
- La reazione è più debole quando i disastri diventano frequenti, quindi meno “scioccanti”.
Questi elementi suggeriscono che il comportamento degli investitori è spesso influenzato da bias cognitivi, come la salience: tendiamo a sovrastimare il rischio immediatamente dopo un evento drammatico e a sottovalutarlo nel tempo.
Cosa significa per l’investitore responsabile?
Per l’investitore responsabile, conoscere il funzionamento di queste obbligazioni è un passo verso una maggiore consapevolezza economico-finanziaria:
- i green bond possono beneficiare temporaneamente di una maggiore domanda dopo eventi climatici estremi, ma l’effetto non è strutturale.
- Hanno comunque un ruolo strategico di strumento per la diversificazione e la sostenibilità del portafoglio.
- Per chi investe con una visione di lungo termine e con un’attenzione alle dinamiche di sostenibilità, i green bond sono un’opzione coerente, anche al di là delle fluttuazioni di breve periodo.
I Green bond in Italia
Dal 2014 il ventaglio di aziende taliane coinvolte nell’emissione di Green bond è notevolmente aumentato.
Btp green in Italia
Lo Stato italiano ha emesso a marzo 2021 il suo primo Btp green (scadenza 2045) connesso al mondo della finanza sostenibile. I proventi di questo green bond sono destinati al finanziamento delle spese con impatto ambientale positivo e per supportare la transizione ecologica.
I Btp green sono titoli a medio-lungo termine e presentano le medesime caratteristiche degli altri Buoni del Tesoro poliennali: garantiscono un reddito fisso stabilito dalla cedola, pagata semestralmente, e il rimborso del valore nominale alla scadenza. Il Btp ha ottenuto un notevole successo, con richieste di dieci volte superiori all’offerta. Un nuovo Btp green (scadenza 2035) è stato collocato nel settembre 2022: l’importo emesso è pari a 6 miliardi di euro, con tasso annuo del 4% pagato in due cedole semestrali.
Nel 2023, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) è entrato a pieno titolo nel mercato emettendo un BTP Green con scadenza nel 2031 per un ammontare di 10 miliardi di euro, che ha ricevuto il premio “Largest Green Bond of 2023” dalla Climate Bonds Initiative. Fino al 2023, il totale delle emissioni di BTP Green da parte dell’Italia ha raggiunto i 45,65 miliardi di euro. A maggio 2024, l’Italia ha emesso un nuovo BTP Green con scadenza nel 2037 per un importo di 9 miliardi di euro. L’emissione ha riscosso un forte interesse, con ordini superiori a 84 miliardi di euro.
I Green bond e l’Europa
I green bond continuano a rappresentare un elemento fondamentale nel finanziamento del programma NextGenerationEU, il pacchetto da 800 miliardi di euro varato dalla Commissione Europea per agevolare la ripresa economica dopo la crisi pandemica. L’obiettivo è raccogliere fino a 250 miliardi di euro attraverso l’emissione di green bond entro il 2026, pari a circa il 30% dell’intero piano.
Emissioni fino al 2024
- Ottobre 2021: La Commissione Europea ha emesso la prima tranche di obbligazioni verdi per un valore di 12 miliardi di euro, registrando ordini per oltre 135 miliardi di euro.
- Primavera 2022: Una seconda tranche di 6 miliardi di euro ha ricevuto ordini pari a 13 volte l’offerta.
- 2023: Le emissioni di green bond hanno raggiunto i 60 miliardi di euro entro la fine dell’anno.
- 2024: A metà dicembre, il totale delle emissioni di green bond nell’ambito del programma NextGenerationEU ha superato i 68 miliardi di euro, rendendo l’UE il quinto maggiore emittente di green bond a livello globale.
La Commissione Europea prevede di continuare l’emissione di green bond, in linea con le spese climatiche validate dagli Stati membri. Le misure finanziate dai green bond del NextGenerationEU sono stimate per ridurre le emissioni di gas serra di 55 milioni di tonnellate di CO₂ equivalente all’anno, contribuendo significativamente agli obiettivi climatici dell’UE nel sostenere la transizione ecologica.
Gli standard dell’ICMA
Fino al 2024, pur non esistendo ancora uno standard universale in grado di certificare la natura “verde” di un determinato bond, ci sono state tuttavia delle linee guida a cui i principali enti di emissione hanno fatto riferimento.
Si tratta dei Green Bond Principles (GBP), elaborate dall’International Capital Market Association (ICMA). Aggiornate ogni anno, sono articolate su quattro pilastri fondamentali:
- la destinazione dei proventi deve essere identificata con chiarezza da chi emette il titolo;
- è necessario seguire specifici procedimenti per valutare e selezionare i progetti, che devono rientrare in un elenco di categorie predefinite;
- chi emette l’obbligazione deve garantire la massima trasparenza nel comunicare la gestione dei proventi;
- gli investitori devono essere aggiornati con report periodici sull’avanzamento dei progetti finanziati.
Green bond più trasparenti: le nuove regole europee
Per rendere più sicuro e trasparente il mercato delle obbligazioni verdi, l’Unione Europea ha introdotto il nuovo European Green Bond Standard (EuGB), in vigore dal 21 dicembre 2024. Si tratta di un’etichetta ufficiale per i green bond che rispettano criteri ambientali rigorosi.
I progetti finanziati dovranno essere in linea con la tassonomia verde europea, che identifica sei grandi obiettivi ambientali, come la lotta al cambiamento climatico e la tutela della biodiversità.
Inoltre, i portafogli verranno verificati da revisori esterni, per evitare fenomeni di greenwashing (quando un prodotto si presenta come “green” senza esserlo davvero).
Green bond e finanza etica: la selezione di Etica Sgr
Etica Sgr si è dotata di una rigorosa metodologia proprietaria di selezione di questi strumenti, ad ulteriore tutela dei suoi clienti: i fondi comuni di investimento di Etica Sgr non investono in green bond di emittenti che appartengono a settori quali armamenti, gioco d’azzardo, combustibili fossili; di emittenti che utilizzano o sviluppano energia nucleare; di emittenti che sono in possesso di sabbie bituminose; di emittenti che sono coinvolti in episodi negativi nell’ambito della corruzione, del rispetto dell’ambiente, del rispetto dei diritti dei lavoratori.
Le obbligazioni che superano questo filtro sono poi valutate in base a un’ulteriore metodologia proprietaria, che prevede, tra l’altro, l’analisi del livello di rischio reputazionale dell’emittente. Solo i green bond che superano una certa soglia di valutazione possono divenire oggetto di investimento da parte di Etica Sgr, con la consapevolezza di creare valore aggiunto per la comunità e per l’ambiente.
[1]Climate change risk and green bond pricing, Del Giudice, Rigamonti, Signori, 2025.
Si prega di leggere le Note legali.