La cultura oltre i luoghi comuni: un investimento che crea valore

Credere al luogo comune che “con la cultura non si mangia” significa ignorare i numeri. Oggi la cultura è una delle principali leve di sviluppo economico e sociale italiano. Nel 2023, come certificato dal rapporto “Io sono Cultura 2024” il sistema produttivo culturale e creativo è stato capace di generare 104,3 miliardi di euro di valore aggiunto, con un incremento del +5,5% rispetto all’anno precedente. Non solo: anche gli occupati nel settore sono saliti a 1.550.068, +3,2% in più rispetto al 2022.

Per capire poi quanto è “abbondante” il piatto da cui si può mangiare occorre guardare non solo al valore diretto che produce, ma anche all’indotto: sommandoli si scopre che il sistema culturale e creativo in Italia arriva a generare 296,9 miliardi di euro, pari al 15,8% del Pil nazionale. Un impatto che coinvolge settori come turismo, manifattura, digitale e design, a conferma della forza generativa della cultura nel far crescere comparti spesso considerati lontani. E se si considera, poi, che solo il 28% degli investimenti strutturali dei comuni italiani è rivolto alla cultura, appare ancora più chiaro quanto sia ancora ampio il margine per rafforzare questo settore e quante opportunità esistano per coinvolgere attori privati e Terzo Settore nel generare risultati economici e impatti sociali positivi.

La cultura oltre i luoghi comuni: un investimento che crea valore - Cinema sul tetto

Cultura e lavoro: numeri di una crescita solida

La filiera culturale italiana non produce soltanto beni e servizi, ma genera valore attraverso un modello che intreccia lavoro, impatto sociale e responsabilità ambientale; una rete fatta di 283.815 imprese, pari al 5,6% del totale nazionale, e di 33.140 organizzazioni non profit, che rappresentano il 9,3% del Terzo Settore e crescono a un ritmo del +1,7%.

In questo ecosistema operano 22.774 addetti retribuiti nel non profit culturale, pari al 2,4% dell’intera forza lavoro retribuita del settore. Ma è soprattutto nella dinamica occupazionale che la cultura dimostra la sua importanza: nel 2023 l’occupazione è aumentata del +3,2%, a fronte di una media nazionale dell’1,8%. Una crescita non solo solida, ma qualitativa, che rafforza l’idea di una cultura capace di “apparecchiare” una tavola finemente imbandita attraverso visione, inclusione e futuro.

Applied games e green design: cultura in azione

Due settori economici in particolare raccontano la forza trasformativa della cultura. Il primo è quello del software e dei videogiochi, che nel 2023 ha generato 16,7 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 16% dell’intero sistema culturale e creativo, con una crescita del +10,5% rispetto al 2022. Anche l’occupazione ha registrato un aumento significativo, arrivando al 13,1% del totale degli occupati del settore, con un incremento annuo del +8,7%. All’interno di questo comparto in espansione, si sta affermando con forza il segmento degli applied games: prodotti digitali pensati non solo per intrattenere, ma per educare, sensibilizzare e coinvolgere su temi ambientali, sociali e civici. Un ambito che mostra concretamente come tecnologia, cultura e responsabilità possano integrarsi per creare strumenti innovativi di partecipazione e cittadinanza attiva.

Tuttavia, è importante mantenere uno sguardo critico sull’impatto che i videogiochi possono avere, soprattutto sui più giovani: accanto al loro potenziale educativo, resta necessario considerare i rischi legati all’eccessivo utilizzo, alla dipendenza o alla diffusione di contenuti poco appropriati.

Emerge con forza il ruolo della cultura anche nella transizione ecologica. Non si tratta solo di accompagnare il cambiamento, ma di anticiparlo nei linguaggi, interpretarlo nei contenuti e radicarlo nei territori. Nel 2023 il valore aggiunto delle imprese culturali green ha raggiunto 15,4 miliardi di euro con un incremento del +4,3% rispetto all’anno precedente, pari al 14,8% dell’intera economia verde nazionale. Ambiti come il design sostenibile, l’architettura responsabile e la rigenerazione urbana mostrano come l’integrazione tra cultura e sostenibilità possa produrre impatti concreti su scala economica e sociale.

Il sistema produttivo culturale e creativo

Misurare l’invisibile: il ruolo sociale della cultura

Limitarsi a misurare il valore della cultura attraverso il Pil significa ignorare la sua funzione più profonda: essere un’infrastruttura invisibile ma fondamentale per lo sviluppo umano, sociale e territoriale. Sempre più spesso la cultura viene riconosciuta come un motore di sviluppo sostenibile, capace di attivare trasformazioni che sfuggono alle metriche economiche tradizionali ma che incidono concretamente su competenze, inclusione, partecipazione e valorizzazione delle diversità.

Tra gli effetti meno visibili ma sempre più rilevanti della cultura c’è il suo contributo al benessere psico-fisico delle persone. Secondo un’indagine promossa dal Comitato nazionale “Culture e Salute” e realizzata dal Cultural Welfare Center, sono oltre 60 i territori italiani nei quali operano programmi strutturati di welfare culturale che integrano arte, musica e teatro nei percorsi di cura e prevenzione, in collaborazione con enti pubblici, sanità, realtà culturali e Terzo Settore. Esperienze che promuovono salute mentale, inclusione e qualità della vita, e che – come evidenzia Io sono Cultura 2024 – stanno diventando strumenti concreti per ridurre le disuguaglianze e rigenerare i territori: un esempio tangibile di impatto sociale misurabile e trasformativo.

Impact financing, la cultura come moltiplicatore di impatto

La crescente attenzione verso il potenziale trasformativo della cultura sta favorendo anche l’emergere di strumenti finanziari innovativi capaci di valorizzarne gli effetti oltre la dimensione economica diretta. Tra questi si afferma l’impact financing, un modello di investimento che misura non solo il rendimento finanziario ma anche gli impatti sociali generati. Nel settore culturale questa logica si traduce in strumenti come i Social Impact Bond (Sib), già adottati in ambiti come la sanità, l’istruzione e l’inclusione lavorativa, e oggi oggetto di sperimentazione anche per i beni e le attività culturali.

I Sib permettono di finanziare progetti culturali che producono benefici concreti per le comunità, come la coesione sociale, la rigenerazione urbana o l’accessibilità culturale per fasce fragili della popolazione. Il ritorno dell’investimento è legato al raggiungimento di risultati misurabili, certificati da soggetti terzi. In questo modo, la cultura non è più considerata un contenuto da promuovere, ma un moltiplicatore di impatto, valutabile secondo metriche condivise e coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

CiviCo25: il bando finanziato dal fondo utili di Etica Sgr

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite riconosce esplicitamente il ruolo strategico della cultura nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sdg), in particolare attraverso il rafforzamento del capitale umano, della partecipazione civica e della rigenerazione territoriale. Un riconoscimento che conferma quanto la cultura sia parte integrante delle trasformazioni in atto e quanto sia fondamentale investirvi oggi per costruire una società più equa, consapevole e coesa domani.

Etica Sgr conferma il suo impegno verso lo sviluppo sostenibile e la promozione della cultura e del bene comune con il bando CiviCo25, lanciato da Fondazione Finanza Etica e Ashoka Italia. Grazie al fondo utili 2023 di Etica, il bando è nato per sostenere progetti innovativi che favoriscano la partecipazione civica e il miglioramento del territorio, rafforzando i valori di comunità e sostenibilità.

Sono stati 24 i progetti di valorizzazione dei beni comuni selezionati: dalle portinerie di comunità ai laboratori educativi, dalle reti culturali alle iniziative per l’inclusione giovanile, le progettualità di Civico 25 raccontano un’Italia plurale, resiliente e orientata al bene comune. Le trovate qui, sul sito di Ashoka Italia.

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