Banca d’Italia, il primo Rapporto su investimenti sostenibili e rischi climatici

Banca d'Italia - Rendicontazione delle azioni sostenibili

Next Generation Eu, è il più ingente pacchetto di misure sostenibili mai finanziato in Europa per la creazione di un futuro più verde, più digitale e più resiliente.

Le principali istituzioni coinvolte nell’attuazione di questo programma di azioni sostenibili sono i Governi ma, nell’ambito del proprio mandato, anche le società del settore finanziario hanno un ruolo rilevante, anzi fondamentale per il loro ruolo di “motore dell’economia”. In questo contesto, un ruolo attivo ce l’ha anche il sistema europeo delle Banche Centrali (SEBC) che tra i suoi obiettivi ha certamente la stabilità dei prezzi, ovvero salvaguardare il valore dell’euro e, più recentemente, si è posta anche degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Banca d’Italia e l’ecosistema della finanza sostenibile

Dal 2019 Banca d’Italia aderisce all’ecosistema della finanza sostenibile, avvicinandosi ai temi ambientali, sociali e di governance (ESG).

Questo vuol dire che Banca d’Italia integra la sostenibilità nelle proprie strategie di investimento applicando criteri di esclusione nella scelta delle aziende che compongo il suo portafoglio finanziario come messo nero su bianco nella Carta degli investimenti sostenibili della Banca d’Italia.

La carta degli investimenti sostenibili

La Carta degli investimenti sostenibili è il documento ufficiale tramite il quale, nel 2021, la Banca d’Italia ha definito la propria visione della finanza sostenibile impegnandosi a privilegiare sempre gli investimenti che presentano il miglior profilo ESG. Dal momento che nella mission di una Banca Centrale, oltre all’attività per assicurare la stabilità monetaria, figura anche l’attività di analisi e ricerca in campo economico-finanziario e giuridico, con la Carta degli investimenti l’Istituto si è impegnato anche a elaborare e rendere pubbliche informazioni e analisi sulla finanza sostenibile, di comunicare con regolarità i risultati raggiunti nella gestione dei propri investimenti e di contribuire alla diffusione della cultura della finanza sostenibile nel sistema finanziario tra i cittadini.

Per questo, un anno dopo la pubblicazione della Carta degli investimenti sostenibili, la Banca d’Italia ha pubblicato online la rendicontazione delle performance in tema di sostenibilità, un documento fondamentale per qualsiasi istituzione finanziaria, privata o pubblica, per dare conto dei risultati operativi raggiunti. Il primo Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici della Banca d’Italia, oltre a fornire una prova concreta dell’impegno preso con la Carta, rappresenta anche uno standard per i report sulla sostenibilità di altre Istituzioni finanziarie, soprattutto per quanto riguarda la metodologia usata.

L’infografica interattiva mostra una riduzione dell’impronta di carbonio e dell’intensità di carbonio rispettivamente del 60 e 37 per cento dal 2018, anno precedente l’avvio della strategia di investimento sostenibile di Banca d’Italia.

Stabilire una volta per tutte cosa è green e cosa no

La questione della metodologia è fondamentale. Modelli di business diversi hanno impatti sostenibili diversi tra loro, inoltre possono essere usati indici non compatibili con quelli di altri report per calcolare gli effetti ambientali, sociali e di governance dell’attività di un’azienda. In poche parole, per far si che i report sulla sostenibilità funzionino, e quindi possano essere usati dagli stakeholders per orientare le loro scelte d’investimento e dai Governi per programmare azioni concrete per il raggiungimento degli obiettivi sostenibili di Next Generation Eu, è necessario un sistema di classificazione unificato e di indici di riferimento trasparenti e comparabili nella costruzione dei benchmark. Ovvero poter essere certi che gli standard usati da ogni azienda per calcolare le prestazioni e confrontarle con quelle degli altri attori siano gli stessi e tutti di qualità.

Ad oggi spetta ai singoli enti applicare le soluzioni maggiormente coerenti con l’effettivo grado e intensità di esposizione ai rischi, in funzione della tipologia, dimensione e complessità delle attività svolte e dell’apparato aziendale. Vi sono delle linee guida, promulgate proprio dalla Banca d’Italia, ma che ad oggi forniscono solo indicazioni di carattere generale e non vincolanti.

E a livello europeo? Le linee guida realizzate dalla Banca d’Italia seguono le indicazioni della Banca Centrale Europea (Bce) sulle norme di rendicontazione della sostenibilità con la Guide on climate-related and environmental risks e dell’Eba attraverso il Report on management and supervision of ESG risks for credit institutions and investment firms. Con queste norme, dirette principalmente alle Banche Centrali, la Bce e L’Autorità bancaria europea (Eba), forniscono uno strumento per far si che gli Istituti che si occupano di gestire la politica monetaria dei Paesi UE possano contribuire attivamente alla politiche climatiche svolgendo un ruolo, nel pieno rispetto dei loro mandati, essenziale alla transizione ecologica. Tramite, ad esempio, la vigilanza verso gli altri istituti di credito nazionali per mitigare ogni possibile “distorsione” su cosa è green e cosa no.

La direttiva europea per la creazione di uno standard nei report di sostenibilità

Sul fronte politico a livello europeo l’accordo (provvisorio) per uno standard obbligatorio per la rendicontazione sulle attività sostenibili è stato raggiunto il 30 giugno 2022. La proposta mira a colmare le carenze delle norme esistenti sulla divulgazione di informazioni non finanziarie che, come abbiamo visto, mostrano ancora troppe criticità per consentirne un’adeguata considerazione da parte degli investitori e per sostenere la transizione verso un’economia sostenibile.

La nuova direttiva, che modifica quella sulla rendicontazione non finanziaria del 2014, introduce requisiti di rendicontazione più dettagliati e un obbligo di certificazione per la rendicontazione di sostenibilità: ogni report dovrà essere infatti validato da un revisore indipendente o da un ente certificatore accreditato.

L’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) sarà responsabile della definizione degli standard unici europei. Questo istituto, non di natura politica, agirà nel solo interesse pubblico fornendo consulenza tecnica alla Commissione Europea, fornendo analisi di costi e benefici, favorendo il contributo di tutte le parti interessate a una chiara definizione degli standard “IFRS” (International Financial Reporting Standards). La prima bozza delle nuova direttiva è attesa per l’8 agosto 2022.

Le misurazioni di Etica Sgr

L’attenzione verso una misurazione trasparente e rigorosa delle performance ESG di un’azienda accompagna Etica Sgr fin dalla sua fondazione nell’anno 2000. La mission è anche questa: promuovere investimenti finanziari in titoli di emittenti che si distinguono per l’attenzione alle conseguenze sociali e ambientali dei loro comportamenti.

La selezione degli emittenti avviene attraverso un processo che integra l’analisi ESG e l’analisi finanziaria. Ogni titolo incluso nel portafoglio dei fondi di Etica Sgr è sottoposto ad un doppio screening: l’applicazione di criteri negativi di esclusione di determinati settori o attività per le imprese e di determinati Stati per i titoli governativi e l’applicazione di criteri positivi di valutazione basati su temi di sostenibilità.

Il Rischio ESG è una metodologia proprietaria che calcola il rischio derivante da fattori ambientali, sociali e di governance al fine di quantificarne l’impatto sui rendimenti dei titoli di un fondo comune d’investimento. Il Rischio ESG è l’indicatore che meglio sintetizza l’obiettivo di sostenibilità dei fondi gestiti da Etica Sgr.

Stimoliamo, inoltre, le aziende in cui investono i fondi ad adottare comportamenti sostenibili e responsabili nel medio-lungo periodo attraverso il dialogo con il management e l’esercizio dei diritti di voto. Ogni anno rendicontiamo i principali risultati della nostra attività nell’Engagement Report.

Nella nostra idea di investimento responsabile, l’obiettivo di ottenere potenziali rendimenti finanziari positivi va associato a quello di generare impatti positivi per ambiente e società.
Attraverso il Report di Impatto presentiamo i risultati ESG degli investimenti azionari dei nostri fondi rispetto al mercato di riferimento.  Misurando la carbon footprint rendicontiamo l’impronta di carbonio degli investimenti azionari dei nostri fondi, come richiesto dal Montréal Carbon Pledge del PRI delle Nazioni Unite.

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