Le armi non generano alcun impatto sociale positivo – Aldo Bonati di Etica Sgr su La7

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha riportato al centro del dibattito il rapporto tra armamenti e sostenibilità. Il settore delle armi e dei servizi a carattere militare è in continua crescita, e per diversi analisti l’investimento in armi non è in contrasto con un futuro sostenibile e di pace. Non tutti la pensano così.

Aldo Bonati, Stewardship & ESG Networks Manager di Etica Sgr, durante l’intervista a La 7, ha ribadito come per la finanza etica in nessun caso il settore degli armamenti possa generare un impatto sociale positivo.

«I principi della finanza etica non cambiano in base alle esigenze del momento: in 23 anni, i fondi di Etica non hanno mai investito in società coinvolte nella produzione, utilizzo, manutenzione, distribuzione e stoccaggio di armi controverse o di parti chiave (come mine antiuomo, bombe a grappolo e nucleari) e neanche in armi convenzionali. Questo rigore ha un valore profondo e non negoziabile, anche in contesti complessi come quello odierno. Anche l’attuale versione della Tassonomia sociale include le armi tra le attività dannose, citando la Convenzione sulla Proibizione delle Armi Nucleari.»

Il dibattito in corso sull’evoluzione del concetto di ESG è importante per la crescita degli investimenti sostenibili. Molti gestori affermano di considerare questi aspetti, ma i piccoli investitori non hanno gli strumenti per distinguere chi agisce concretamente da chi si limita a operazioni di facciata. Un passo importante è verificare quanto alle dichiarazioni di intenti faccia seguito una rendicontazione su attività e risultati.

L’impegno per il disarmo di Etica Sgr e ICAN, premio Nobel per la pace 

«Nel caso delle armi, un rapporto curato dalla Ong PAX insieme ad ICAN, l’organizzazione premio Nobel per la Pace 2017 che ha lanciato la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, ci posiziona nella ristretta cerchia di realtà che non investono in produttori di armi nucleari: la cosiddetta Hall of Fame. Inoltre, nel 2022 insieme ad ICAN abbiamo scritto una Dichiarazione degli investitori, che incoraggia gli Stati firmatari del Trattato di proibizione delle armi nucleari ad agire affinché tutte le imprese operanti nelle rispettive giurisdizioni non possano supportare in alcun modo le armi nucleari. La dichiarazione è stata sottoscritta da oltre 30 operatori internazionali e una nuova versione è ora disponibile per la firma degli investitori interessati al tema.»

Nel Rapporto Don’t bank on the bomb si legge che nel mondo le aziende che producono armi nucleari sono ventiquattro e le istituzioni finanziarie che hanno investito in questo settore sono oltre trecento. Il report sottolinea il grande potere che potrebbe avere il settore finanziario se tutte le istituzioni smettessero di finanziare la produzione di nuove armi di distruzione di massa.

«Agire per la crescita sostenibile e con un impatto sociale positivo è tra le nostre priorità da sempre. Ai Paesi che hanno firmato il Trattato chiediamo anche di rafforzare l’assistenza a chi è rimasto vittima delle armi nucleari e di impegnarsi per la bonifica degli ambienti contaminati, anche per test e sperimentazioni. Ai Paesi che non l’hanno firmato, compresa l’Italia, chiediamo di partecipare ai lavori almeno come osservatore.»

Per un nuovo modello di sviluppo più sostenibile e inclusivo

I grandi gestori del risparmio hanno un enorme potere in quanto le loro scelte di investimento possono risultare decisive per il futuro delle aziende quotate. In quest’ottica i principali risultati si ottengono se non ci si limita a escludere alcuni settori dagli investimenti, bensì si agisce anche al fianco delle imprese e delle istituzioni, incoraggiandole a sostenere un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile e inclusivo.

«In Etica crediamo che la finanza possa promuovere un modello di sviluppo sostenibile. Per questo dialoghiamo con gli emittenti in cui investono i fondi per promuovere l’integrazione della sostenibilità socio-ambientale nella strategia degli emittenti generando benefici finanziari in termini di minore volatilità e maggiore potenziale di crescita dei titoli investiti.»

 

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