La Pianura Padana è una delle zone più inquinate d’Europa

Polveri sottili e biossido d’azoto: la Pianura Padana è uno dei luoghi più inquinati d’Europa.

Ridurre i livelli di sostanze nocive che la popolazione respira nella macro-regione, ma che contaminano anche il suolo, potrebbe permettere di evitare centinaia di morti. Oltre 51mila vittime all’anno se ci si riferisce all’intero Vecchio Continente, secondo le stime di uno studio pubblicato dalla rivista scientifica Lancet Planetary Health Journal nello scorso mese di gennaio. Lo studio cita espressamente la Pianura Padana (in inglese, Po Valley) tra le altre zone a rischio in Europa.

La Pianura Padana è una delle zone più inquinate d’Europa

L’inquinamento dell’aria uccide 7 milioni di persone all’anno nel mondo

L’Organizzazione mondiale della sanità ritiene che l’inquinamento dell’aria sia responsabile dei decessi prematuri di più di sette milioni di persone ogni anno a livello globale. In particolare, a mietere vittime sono alcuni agenti: le polveri sottili (PM10 e PM2.5, con queste ultime che non dovrebbero superare una concentrazione di 10 microgrammi per metro cubo, in media). Mentre il biossido di azoto (NO2) dovrebbe rimanere al di sotto dei 40 microgrammi. Si tratta, infatti, di sostanze che possono provocare, specialmente nelle grandi città inquinate dal traffico stradale e dai sistemi per il riscaldamento delle abitazioni, gravi ripercussioni sulla salute pubblica, malattie cardiovascolari e respiratorie, problemi legati alle gravidanze o ancora alla crescita del feto e dei bambini.

In questo senso, secondo lo studio pubblicato da Lancet le aree maggiormente a rischio in Europa comprendono, oltre alla Pianura Padana, anche alcune regioni della Polonia e della Repubblica Ceca.

Un altro studio, curato dall’Arpav e dal Max Plank Institute di Magonza, in Germania – e riferito specificatamente alla città di Verona – aveva similmente indicato che l’11,3% delle morti legate a problemi respiratori o cardiocircolatori sono dipese proprio dalle polveri sottili. Al contrario, sono la capitale islandese Reykjavik, la città di Tromso in Norvegia, quella di Umea in Svezia e di Oulu in Finlandia quelle a risultare le meno esposte.

Brescia, Bergamo, Vicenza, Torino e Milano tra le peggiori in Europa

I dati risultano in generale molto preoccupanti per chi vive in contesti urbani: l’84% della popolazione delle città è esposto infatti a livelli superiori a quelli raccomandati dall’OMS per le PM2.5, mentre il 9% all’NO2. E i centri della Pianura Padana risultano particolarmente colpiti. Non a caso, nel novembre del 2020 la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia per aver «infranto il diritto comunitario» in materia di qualità dell’aria. Ciò poiché «in modo sistematico e persistente» non sono state rispettate le soglie massime previste per gli agenti nocivi. In quell’occasione la Corte aveva specificato che «tra il 2008 e il 2017 inclusi, i valori limite giornalieri e annuali per le PM10 (polveri sottili leggermente più grandi delle PM2.5) sono stati superati «regolarmente».

Nella classifica europea stilata dallo studio pubblicato dal Lancet, d’altra parte, Brescia, Bergamo e Vicenza erano risultate rispettivamente al primo, secondo e quarto posto in termini di morti causate dalle polveri sottili. Madrid ha il triste primato per quanto riguarda i decessi attribuibili al biossido di azoto mentre al terzo e quinto posto figuravano le italiane Torino e Milano.

Se invece venissero applicate le indicazioni dell’OMS in merito all’esposizione alle sostanze inquinanti, si potrebbero salvare numerose vite umane: per quanto riguarda le polveri sottili PM2,5, nella sola Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l’anno e a Bergamo altri 137. Riducendo al di sotto dei livelli massimi l’NO2 a Torino si potrebbero salvare 34 persone all’anno e a Milano 103.

Ambiente, tutti dobbiamo fare la nostra parte

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Questo approccio tridimensionale, che abbiamo intrapreso venti anni fa, sta vivendo un crescente riconoscimento globale, corroborato dalla transizione verso un’economia resiliente e a basse emissioni di carbonio.

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