Incendi in Australia, l’imputato è il riscaldamento globale

Incendi in Australia, il maggiore imputato è il riscaldamento globale. Il Bureau of Meteorology del Paese è stato chiaro: il cambiamento climatico in atto nel Pianeta sta influenzando sia la frequenza sia la nocività degli incendi boschivi nel mondo e soprattutto in Australia.

Cosa c’entra il clima con gli incendi?

Il cambiamento climatico aumenta la temperatura (e questo è assodato) ma incide in maniera importante anche sull’umidità atmosferica, sui venti, sui sistemi climatici. E aumenta anche l’incidenza dei “fulmini secchi”, i fulmini che cadono in assenza di pioggia (le gocce evaporano prima di cadere al suolo).

Temperature record in Australia

Il 2019 è stato per l’Australia l’anno più caldo e più secco da quando esistono registrazioni. Nel 2019 la temperatura è stata superiore di 1,5 gradi rispetto alla media 1961-1990. Il paese, lo ricordiamo, è nell’emisfero sud e le stagioni sono invertite rispetto all’Europa.

L’estate australiana è appena iniziata, ma già si sono verificate temperature record a dicembre: 42°C, con punte di 49°. A questo si aggiunge che le piogge sono state inferiori di un terzo rispetto al solito. Ma per incendi di così vasta dimensione non basta.

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Il riscaldamento globale e reazioni a catena

Altri fattori climatici hanno facilitato la diffusione degli incendi in Australia. Nella fattispecie il Paese è stato interessato da un eccezionale apporto di aria calda e secca, dovuta in particolare a tre eventi in combinato disposto.

  1. Il Dipolo dell’Oceano Indiano: un fenomeno atmosferico che porta aria umida nell’Africa meridionale e aria secca in Australia. Un articolo su Nature ha dimostrato che il riscaldamento globale aumenterebbe la frequenza del Dipolo nell’Oceano Indiano.
  2. Un riscaldamento della stratosfera: «un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona Antartica, anch’esso straordinario, per cause “naturali”» come ha scritto Giorgio Vacchiano, ricercatore in selvicoltura e pianificazione forestale dell’Università degli Studi di Milano.
  3. Uno spostamento dei venti occidentali (o anti-alisei) più a nord: le correnti d’aria sulla Terra sono fondamentali per la vita così come la conosciamo, eppure così fragili: il riscaldamento globale e il buco dell’ozono possono alterare il movimento delle correnti d’aria. Spostandosi verso nord, gli anti-alisei hanno portato ulteriore aria calda in Australia.

Che cosa si può fare

Ognuno di noi può essere protagonista per rallentare il riscaldamento globale. Le attività umane rilasciano ancora troppa CO2 nell’atmosfera: produzione e consumo di energia (30%), trasporti (25%), agricoltura e allevamento (20%), riscaldamento e raffrescamento domestico (15%) e deforestazione (10%),

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Si prega di leggere le Avvertenze.

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