Eurobond e finanza sostenibile: la via della ripresa post covid-19 dell’UE

Eurobond e finanza sostenibile: queste le parole chiave per la ripresa post covid-19 dell’Unione Europea.

Dopo l’emergenza sanitaria e la successiva crisi economica l’UE ha deciso di rispondere con forza. Prestiti per lo più, a lungo termine e a tassi agevolati ai governi membri. Prestiti sostenibili, che rispondono a requisiti ESG, ambientali, sociali e di governance. Così per esempio il Sure, lo strumento di sostegno ai posti di lavoro e ai lavoratori più colpiti dalla pandemia, che si è tradotto nell’emissione di Eurobond sociali.

Finanza sostenibile per la ripresa

Dal 2016 la Commissione europea ha eletto la finanza sostenibile come strumento cardine per la crescita. Una scelta che l’ha portata a lavorare alla costruzione di nuove norme per questo mercato, attraverso l’elaborazione della tassonomia delle attività sostenibili e dei green bond standard.

Ora, con l’emissione degli Eurobond per il Sure, la Commissione europea è anche entrata  nel mercato finanziario che risponde a criteri ambientali, sociali e di governance. E nel prossimo futuro, la Ue diventerà il primo emittente di obbligazioni ESG in Europa.

Un mercato, tra l’altro, in rapida evoluzione: mentre prima della pandemia privilegiava il tema ambientale e climatico, ora le tematiche sociali stanno iniziando ad acquisire pari dignità.

Eurobond e finanza sostenibile: due ragazze di spalle tengono la bandiera dell'unione europea

Per il Sure Eurobond sociali

Sure è l’acronimo di “Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency”. Insieme al Recovery Fund ribattezzato “Next Generation EU”, alla nuova linea di credito del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) per le spese sanitarie, nonché ai massicci interventi della Banca Centrale Europea, è uno degli strumenti messi in campo dalla Ue per fronteggiare la crisi economica generata dal coronavirus e rilanciare la crescita in Europa.

In particolare il Sure è lo strumento pensato dall’UE come sostegno temporaneo (fino al 31 dicembre 2022) per attenuare i rischi di disoccupazione nella situazione di emergenza venutasi a creare. Fornirà assistenza finanziaria agli stati membri che abbiano sostenuto spese eccezionali dovute alla crisi pandemica per integrare i redditi dei lavoratori colpiti dalla crisi. Un aiuto per i governi che, come quello italiano, hanno dovuto fare ampio ricorso ai sistemi nazionali di cassa integrazione.

Il successo dei primi Eurobond

Gli aiuti avranno la forma di prestiti a lungo termine a tassi agevolati. Sono 17 i Paesi della UE che hanno già richiesto e ottenuto il benestare della Commissione per accedere a questo strumento: sui 100 miliardi disponibili, 87 sono stati assegnati. L’Italia è il Paese che più ne beneficia, con 27 miliardi assegnati, seguito dalla Spagna (21 miliardi) e dalla Polonia (11).

Sono andate a ruba le prime due tranche di Eurobond emessi per finanziare il Sure, una con scadenza decennale e l’altra ventennale, (lo scorso 20 ottobre): le richieste degli investitori (banche, fondi di investimento e compagnie di assicurazione) hanno raggiunto i 233 miliardi, per una offerta di 15 miliardi, poi elevata a 17.

Aiuti sotto forma di prestiti agevolati

I tassi di interesse di questi maxi-prestiti sono molto bassi. L’obbligazione decennale ha un rendimento negativo (-0,24%), mentre quello ventennale ha un rendimento leggermente positivo: 0,13%. Condizioni molto vantaggiose, che verranno applicate anche ai prestiti di cui usufruiranno i Paesi beneficiari del Sure.

Per questo motivo hanno fatto richiesta Paesi che hanno un merito creditizio basso e che, se si indebitassero sul mercato, otterrebbero prestiti a tassi ben più alti. L’Italia per esempio gode di un beneficio in termini di interessi pari a quasi un punto percentuale sulla scadenza decennale (sui Btp il Tesoro italiano paga attualmente circa 70 punti base). Non hanno invece fatto richiesta per utilizzare il Sure i Paesi che, grazie al loro merito creditizio, sono in grado di indebitarsi sul mercato a tassi addirittura inferiori a quelli appena citati, come la Germania e la Francia.

La garanzia forte dell’UE

L’emissione del 20 ottobre 2020 ha una rilevanza storica. Due i motivi.

  1. Per il soggetto garante. È la prima di una serie di emissioni di titoli di debito comune nella UE, volti a finanziare il Next Generation EU e lo stesso Sure. Le obbligazioni sono garantite dal bilancio della UE: per la precisione, dalla differenza tra le “risorse proprie” assicurate al bilancio europeo dai Paesi membri per i prossimi sette anni e le spese programmate per lo stesso periodo (in virtù del Multiannual Financial Framework approvato per il 2021-2027).
  2. Il Sure beneficia anche di una garanzia addizionale (di 25 miliardi) concordata dalla Commissione con i Paesi membri: in caso di insolvenza di uno Stato a cui sia stato erogato un prestito Sure, la Commissione potrà chiedere agli altri Paesi membri di contribuire a coprire il “buco” creatosi, in proporzione alla quota di ciascuno nel Pil della UE.

Un risultato che sembrava fantascienza prima della pandemia.

Emissioni ESG, solo per finalità sociali

Ma la rilevanza di questi Eurobond sta anche nella loro natura sociale. Rispondono infatti ai criteri stabiliti dalla Icma (International Capital Market Association) per stabilire se una obbligazione è volta a finanziare attività di rilevante impatto sociale.

I proventi raccolti con l’emissione obbligazionaria dovranno essere usati per finalità che rispondono a precisi criteri sociali. Per rispettare questi criteri, la Commissione deve valutare le richieste presentate dai governi nazionali e controllare che i fondi prestati vengano effettivamente utilizzati per le finalità previste: spese assimilabili alla cassa integrazione e misure sanitarie sui luoghi di lavoro. La Commissione si impegna anche a elaborare rapporti semestrali sull’uso dei fondi e sul loro impatto, sulla base delle informazioni fornite dai singoli governi nazionali.

Etica Sgr ammette all’interno dei portafogli dei fondi etici gli eurobond.

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